Pensioni: la rivalutazione parziale del Decreto Poletti è legittima

Senza categoria - 29 Ott 2017

È giunta il 24 ottobre la decisione della Consulta sulle censure di incostituzionalità sul decreto che ha restituito solo in parte ai pensionati gli importi risultanti dalla rivaluzione, che era stata bloccata nel 2012 e 2013 dal Governo Monti Secondo i giudici costituzionali infatti la norma bilancia in maniera ragionevole i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica.

Il blocco della rivalutazione delle pensioni interessava circa 6 milioni di pensionati , cioe quelli con assegni superiori a tre volte il minimo, ed era stato varato per mettere in sicurezza i conti pubblici durante la crisi economica del 2011 . Nel 2015 era già stato oggetto di analisi da parte della Corte costituzionale che l’aveva giudicato incostituzionale (sent. 70/2015).

Da quella decisione era scaturito appunto il decreto Poletti che aveva portato ad un rimborso parziale, dato che la restituzione totale avrebbe comportato una spesa di 24 miliardi di euro. Il cosiddetto Bonus Poletti stabiliva una perequazione graduale , salvandola al 100% per assegni fino a 3 volte il minimo; e prevedendo un rimborso del 40% per gli assegni tra 3 e 4 volte il minimo ; del 20% tra 4 e 5; del 10% tra 5 e 6; Si confermava invece il blocco per le pensioni di importo oltre sei volte il minimo. In questo modo la “spesa” per lo Stato si è fermata a 2,8 miliardi di euro

La Corte ha ritenuto non incostituzionale il decreto Poletti ritenendo che “diversamente dalle disposizioni del “Salva Italia” annullate nel 2015 – la nuova e temporanea disciplina prevista dal decreto-legge n. 65 del 2015 realizzi un bilanciamento non irragionevole tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica”.